ZANARDI – FINALE THRILLER A PARABIAGO
Eccomi qua! Come va? Io sono ancora un po’ confuso da quante ne ho combinate lo scorso fine settimana e da quante ne sono accadute in modo casuale..Dove? Come?
Ah, si, facciamo un passo indietro. Quest’anno la “missione”, per quel che mi riguarda, era di accumulare punti per qualificarmi ai Giochi Paralimipici di Londra 2012; le tappe, in ordine di importanza, sarebbero state quindi il Mondiale, le gare di Coppa del Mondo (due risultati utili su tre prove da disputare) e l’ottenimento dei migliori risultati possibili in tre gare internazionali denominate “P1” , che sta per Paracyling di prima importanza.
Io avevo già due vittorie al mio attivo e quindi Venerdì scorso, sono partito per Parabiago in provincia di Milano bello carico per aggiungere altri 15 punti al mio risultato stagionale.
Perché Parabiago? Bèh perché nell’accogliente Cittadina Milanese si sarebbe svolta la “Rancilio Cup”, una gara paraciclistica splendidamente organizzata dall’amico e nostro “Tutor” del gruppo Nazionale Roberto Rancilio.
Roberto e i suoi splendidi collaboratori, hanno lavorato senza sosta nei giorni precedenti l’evento per metterci a disposizione un circuito cittadino bellissimo, un percorso dove occorreva certamente spingere sulle leve con energia, ma anche saper guidare attorno alle tante curve.
Su tutto poi, grazie al lavoro di comunicazione fatto da Roberto e soci nei giorni precedenti, una volta tanto il numerosissimo pubblico accorso ha percepito con stupore il valore tecnico dei nostri sforzi senza fermarsi alla usuale “commozione” che ci viene quasi sempre riservata.
Vedere un ragazzo che a forza di braccia supera i cinquanta all’ora dovrebbe far pensare in automatico ad un atleta e invece non è sempre così. Chi ce la fa non si sente offeso se chi lo guarda si commuove, tuttavia dopo il mazzo che ti sei fatto in allenamento per arrivare a quel livello, se qualcuno tra il pubblico esclama: “Porca miseria! Ma quanto forte vanno questi qua!?!”, bèh per l’ego di ognuno di noi è decisamente più stimolante.
Comunque, come da copione le gare sarebbero state due: Venerdì sera la Crono e Sabato, sempre in “notturna” la gara in linea.
Credetemi, sapevo di essere a posto e non temevo il confronto con avversari di livello come il tedesco Mosandl, medaglia di bronzo ai mondiali, o il giovane olandese Plat, che in uno sprint a pochi metri dal traguardo è davvero tra i tre migliori al mondo.
Mi sentivo forte, sia a crono che in una eventuale sparata a pochi metri dall’arrivo e ne ho avuto prova tangibile…
Ho dominato entrambe le gare eppure le ho perse entrambe!!!!
A crono sono partito per ultimo. Tre giri in programma per un totale di circa 11,5 km.
Dopo un solo passaggio ero praticamente già sotto a Mosandl che era partito 30” prima di me. “Perfetto”, penso, solo che mentre stavo affrontando una curva con l’intenzione di passarlo poi nel successivo rilancio, ho “pizzicato” il marciapiede interno. La botta mi ha sbalzato fuori traiettoria e , a quel punto, la mia corsa è finita addosso al semaforo dall’altra parte della strada.
Ho la testa dura e quindi, dopo aver raddrizzato la mia handbike, sono ripartito come una furia ma..
..nel colpo uno il mio tubolare sinistro si è tagliato sgonfiandosi di colpo!
Ho fatto quindi metà gara con una gomma a terra e, per quanto in quelle condizioni, arrivare a soli cinque secondi dal vincitore sia un risultato incredibile, capirete la mia rabbia per l’occasione buttata.
Poco male, onore a chi, pur spingendo con meno energia del sottoscritto sulle leve, mi ha dato una lezione di guida in curva sconfessando il pronostico su chi, teoricamente, doveva vestire i panni del docente e quelli dello studente..
Quando fai un errore del genere brucia, tuttavia ho imparato che se ti lasci prendere dal desiderio di rimediare stabilendo subito un risultato superlativo sei spesso sulla strada per una nuova delusione. Per cui, smaltita la rabbia, la sera seguente ho cercato la massima concentrazione per correre la gara in linea semplicemente al massimo delle mie capacità.
E così è andata, ho corso bene, attaccando quando serviva per stancare i miei avversari più temibili, cercando un allungo a sorpresa che poi non si è concretizzato e controllando a mia volta gli attacchi , che , “letti” col giusto anticipo, ti impongono un dazio meno severo di energie per non perdere mai la “ruota” giusta.
Poi, quando ormai tutti avevamo capito che la corsa sarebbe stata vinta o persa solo negli ultimi metri della “Volata”…fine dei giochi!
Praticamente era successo che al passaggio del penultimo giro, che viene segnalato dal suono di una campana, ebbene nessuno dei primi l’aveva sentita!
E’ evidente che c’è stato un problema, non possiamo essere tutti sordi… Comunque, a dispetto del nostro stupore la gara era finita in quel modo assurdo che ci aveva visto transitare in fila indiana, uno in scia all’altro dove, in modo più casuale che altro, mi trovavo al terzo posto.
Non bene!
Arrivato d’inerzia alla rotonda che seguiva l’arrivo assieme ai miei avversari, ho guardato i miei compagni di “sventura” mentre esprimevano il loro disappunto e d’istinto ho proposto: “ragazzi, non so cosa se ne faranno i giudici, ma propongo un altro giro ed una volata vera!”.
A dimostrazione che nel nostro sport sono i valori migliori che lo sport può esprimere ad emergere, anche Nati Gruberg, il ragazzo Israeliano che aveva appena vinto casualmente la gara, si è aggregato senza esitare a quel gruppo improvvisato di atleti che avevano deciso di rimettere, almeno tra di noi e da un punto di vista sportivo, a posto le cose.
Sono molto orgoglioso di aver vinto quella volata! L’ho fatto a più di 55kmh, regolando un ragazzo di 20 anni come Jetze Plat che, in quel genere di sprint, è davvero fortissimo.
So che Jetze e gli altri avranno altre occasioni perché ho certo intenzione di negarglierle, ma questo è il bello dello sport, della vita, provarci sempre, perché anche sei sai che ogni volta che parti puoi essere sconfitto, capisci che il vero sale della vita è più nel momento in cui il tentativo si origina che nell’attimo in cui tagli il traguardo davanti a tutti gli altri.
Poco importa che poi I Giudici abbiano avuto l’ingrato compito di omologare la classifica del giro precedente e che quindi io abbia perso una gara che, come quella del giorno prima, avevo meritato.
Ciò che conta è averci provato e visto che, fortunatamente, la vita non sembra negarmi chance per farlo, è per questo che non vedo l’ora di provarci di nuovo.
Ciaooooo
P:S. Londra non è più un sogno…è un obiettivo!
P:S: C’è ancora qualche DVD in edicola, non lasciatevelo scappare!!!!