IVAN BELLAROSA, LO SVILUPPO DELLA WOLF È CONTINUO

Il pilota della Avelon Formula ancora non scioglie la riserva sulla partecipazione al Campionato Italiano Sport Prototipi, ma ha disputato un’importante sessione di test al Mugello. E svela i segreti della pista toscana e delle sue nuove vie di fuga.

Non sfoglia la margherita.

Ivan Bellarosa, lo ripete, guarda solo alle serie internazionali dove le sue Wolf in questi ultimi anni hanno fatto incetta di vittorie e pole position.

Ma il prossimo 19 aprile a Monza scatta la stagione 2015 del Campionato Italiano Sport Prototipi, la serie tricolore dove le sporstcar del marchio ex-F.1 hanno segnato i primi successi e nel frattempo è opportuno disputare un po’ di test.

Anche perché non ci sono concomitanze…

“Come impegno ufficiale restiamo concentrati sui calendari internazionali – ha commentato Bellarosa – La scorsa settimana siamo andati al Mugello perché è importante continuare lo sviluppo e sperimentare nuove soluzioni. La Wolf è una vettura vincente ed è già pronta per disputare l’Italiano, non ha bisogno di nulla. Noi però dobbiamo garantire un prodotto che sia vincente anche per tutte le serie che si disputano in campo internazionale ed i test sono determinanti”.

“Sulla base della nostra acquisizione dati nei test abbiamo segnato 1’43.2 con gomme nuove. Ma devo dire che anche in occasione della 6 Ore del Mugello nel 2013 vincemmo la gara girando in 1’43.9 ed in prova eravamo arrivati a 1’42.2 sempre con le gomme piccole Michelin. C’è tanto da lavorare ancora per tutti, quindi, ma credo che nessuno fosse in pista per cercare il tempo come quando c’è in ballo una pole position”.

In occasione dei test la pista toscana si è intanto presentata rinnovata in diversi punti grazie ad una serie di interventi nelle vie di fuga realizzati negli ultimi due mesi. Il più significativo riguarda la Bucine, l’ultima curva prima del rettilineo di partenza, dove la via di fuga è stata ampliata e risagomata nella sua altimetria per consentire una più efficace diminuzione delle velocità residue in caso di uscita di pista. Altri punti interessati agli interventi, la curva 1 (San Donato), curva 2 (Luco), curva 4 (Materassi), curva 6 (Casanova), curva 7 (Savelli), curva 8 (Arrabbiata 1), curva 10 (Scarperia) e curva 12 (Correntaio) dove si è provveduto a sostituire prato e ghiaia con strisce d’asfalto che garantiscono una maggiore capacità di controllo del mezzo in caso di errore umano. Come spiega il management dell’autodromo di proprietà Ferrari “si tratta di scelte tutte legate all’evoluzione della materia e, nello specifico, all’analisi delle dinamiche delle varie uscite di pista avvenute nel corso degli anni”.

Tutti interventi questi che, se da un lato non ridisegnano la pista, dall’altro possono ridisegnare le traiettorie dei piloti.

Se infatti oltre la striscia bianca che delimita la pista le vetture prima trovavano prato sintetico e ghiaia, nei punti rinnovati possono ora percorrere uno spazio in asfalto che, data la maggiore abrasività, pregiudica le gomme su più passaggi, ma può regalare decimi importanti sul giro secco.

“È proprio così – commenta con sicurezza Bellarosa – chi va oltre le righe bianche della pista può ritagliare un decimo qui, un decimo là e guadagnare anche cinque-sei decimi rispetto al passato. Alla Poggio Secco e alla Materassi se uno supera deliberatamente la linea di pista può guadagnare tanto. Credo che in occasione delle gare i Commissari dovranno prestare molta attenzione. Nei test che abbiamo disputato, ad esempio, le GT andavamo sistematicamente ovunque oltre le righe bianche e non credo sia ammissibile”.