Gian Carlo Minardi “Dobbiamo guardare avanti”

Minardi_2002

Ci siamo. E’ arrivato il nuovo anno e tra poco meno di un mese si alzerà il sipario sul Mondiale di Formula 1 con il primo Gran Premio sulla pista di Melbourne, ma per i nostri piloti non è arrivata la tanto sperata fumata bianca; anzi c’è stato un bel fumo nero che ha spazzato via il tricolore dalla griglia di partenza. Dopo Liuzzi anche Jarno Trulli ha salutato la massima serie per lasciare il volante al russo Petrov. Ma questa non è certo una sorpresa in quanto la notizia era nell’aria già da parecchi mesi, ma deve far riflettere. Era dal lontano 1969 che non si verificava un panorama simile.

Quali sono le cause? Mancano i talenti oppure non siamo stati in grado di allevare e scovare i nuovi Fisichella, Trulli, Luizzi? E se invece fosse necessario scavare di più per trovare la motivazione giusta e la causa principale fosse legate non ad aspetti tecnici ma alle risorse economiche?

Insieme a Gian Carlo Minardi abbiamo cercato di trovare una spiegazione “L’Europa sta attraversando una forte crisi economica e l’Italia sta pagando un forte dazio. Di contro abbiamo paesi emergenti che spingono forte sulla loro immagine usando lo sport come veicolo per fare promozione. Questo ci rende impotenti, soprattutto in uno sport dove in questo momento la crisi si fa sentire. Le case automobilistiche non sono più presenti come una volta e di conseguenza i team devono far quadrare i conti cercando il miglior compromesso tra incassi e piloti. Oggi tocca ai piloti, ma a breve saranno i circuiti europei a cedere il passo alle nuove nazioni” spiega Gian Carlo Minardi

“In Italia non è vero che mancano i talenti. Il nostro paese può contare su diversi piloti di grande spessore tecnico e ha la migliore scuola di kart con i migliori drivers e costruttori. Purtroppo però poi ci fermiamo in quanto non riusciamo a farli crescere, ad andare avanti nelle categorie. La Russia sta sì esprimendo diversi piloti talentuosi anche nelle formule propedeutiche, ma sono aiutati certamente dalle risorse economiche del loro paese. La Federazione e la FDA hanno capito che bisogna costruirsi i talenti in casa, ma per trovare un campione da Ferrari ci vorrà del tempo in quanto siamo i primi a gridare allo scandalo quando la Scuderia di Maranello arriva seconda.

Forse manca un team materasso che faccia crescere piloti, meccanici e ingegneri. Gli ultimi piloti che la Minardi ha provato nel 2005, prima di passare lo scettro alla Toro Rosso, sono stati Luca FILIPPI e Davide RIGON (la generazione dei 25enni, intermedia tra Trulli e le nuove leve). Se il team fosse sopravvissuto questi ragazzi sarebbero permanentemente in Formula 1, come i vari Fisichella, Trulli, Nannini, Martini e Morbidelli che hanno cominciato con la scuderia di Faenza. Questa mancanza è anche il frutto di una politica sbagliata della FIA negli anni tra il ’96 e il ’02 in cui sono state privilegiate le casa automobilistiche a scapito dei team privati. Proprio quei piccoli team che sono stati richiamati e ricercati. Peccato che si siano dimostrati più fragili di quelli che li avevano preceduti, costruttori a tutti gli effetti” analizza l’ex costruttore faentino

“Lo sport vive grazie alla pubblicità. Questo discorso vale per qualsiasi disciplina, non soltanto per l’automobilismo. Non possiamo pensare che i privati finanzino esclusivamente i vari sport nazionali. Ci vogliono delle entrate. Andando avanti su questa strada lo sport morirà” Quale può essere quindi una possibile soluzione? Nel campo dell’edilizia, ad esempio, da qualche anno sono previste agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica. “Si potrebbe dirottare una parte degli introiti dei giochi nazionali, come succedeva un tempo con la SISAL, alla divulgazione dello sport,” prosegue Minardi “L’immagine della nazione passa anche attraverso i risultati sportivi”