Il punto di fine anno con Alessio Lorandi
Conclusa la stagione 2016, il 18enne pilota italiano Alessio Lorandi fa il punto della situazione
Ciao Alessio, ormai è scattata la pausa invernale. Ma si può parlare davvero di stop?
“È un periodo di pausa relativa, perché gli allenamenti non si interrompono. Ci si tiene in forma in palestra, o girando in kart, e non bisogna nemmeno dimenticare le ore spese al simulatore o stando al fianco della squadra. L’attesa prima di tornare in macchina è ancora lunga, ma non ci si ferma mai”.
A motori spenti, però, si possono fare dei bilanci. Che anno è stato questo per te?
“Non è stato sicuramente l’anno che mi aspettavo, visti gli obiettivi che mi ero posto. Questa seconda stagione in Formula 3 purtroppo non si è rivelata fortunata: pur raccogliendo alcuni buoni risultati, sono stato costretto a separarmi dalla mia squadra. Non è mai positivo lasciare in corsa, ma per la situazione che si era venuta a creare era purtroppo necessario. Abbiamo quindi deciso di entrare in GP3, senza dubbio in punta di piedi, non avendo mai guidato la vettura e arrivando a campionato avviato. Era un modo per accumulare chilometri in vista dell’anno prossimo. Penso sia stato meglio compiere questo passo, piuttosto che continuare a soffrire in F3. Tra Malesia e Abu Dhabi la crescita è stata costante, sarà un vantaggio per il 2017”.
Nella tua stagione c’è la vittoria di Pau, quella che ti ha permesso di scrivere il tuo nome nell’albo d’oro del Gran Premio.
“Sarà sempre un ricordo fantastico. In quel fine settimana tutto è andato nel verso giusto e i risultati lo confermano. Non solo per il successo in gara 3: anche in gara 2 ero in battaglia per il podio prima di dovermi ritirare a causa di un contatto con il guard-rail. In definitiva posso dire che Pau e Zandvoort siano stati gli unici momenti davvero positivi dell’avventura nel FIA F3. Per il resto abbiamo vissuto troppi alti e bassi. Sinceramente non mi ritengo al 100 per cento responsabile, ho dato tutto ciò che potevo per migliorare ma altri fattori non rendevano più possibile proseguire il rapporto con Carlin”.
Conclusa l’esperienza in F3, cosa ti lascia questa categoria?
“La Formula 3 continua ad essere un’ottima scuola per imparare, ti insegna tutto ciò che serve. Nonostante la GP3 sia diversa, la competizione che si trova in Formula 3 ti spinge a migliorare senza sosta. È qualcosa che mi tornerà utile anche in futuro”.
I tuoi primi passi in GP3 sono stati comunque incoraggianti. La zona punti non era lontana…
“L’obiettivo era fare esperienza, scoprire una monoposto che fino a quel momento non avevo neppure toccato. Si trattava di un salto nel buio, i primi giri sono stati durante le prove libere in Malesia, ma il tempo a disposizione in GP3 è poco. Alla fine sono giunto abbastanza vicino alla zona punti, mentre ad Abu Dhabi ha inciso parecchio il problema tecnico che non mi ha permesso di disputare la qualifica. Partendo dal fondo ho però rimontato e in definitiva il bilancio è positivo. Nei test sono riuscito poi a progredire ancora”.
Veniamo appunto ai test affrontati dopo la gara. Sei rimasto con Jenzer ma ti sei proiettato al vertice del gruppo: ci sono stati cambiamenti, magari di assetto?
“Ad Abu Dhabi già nelle prove libere ero fiducioso, perché mi è subito piaciuta la pista. Per la qualifica contavo di conquistare un piazzamento importante. Ovviamente quel guasto ha rovinato tutto, ed è un vero peccato. Forse esagero a dire che avrei potuto stare nei primi cinque in griglia, ma probabilmente non mi sarei trovato troppo lontano. E le gare sarebbero poi state molto diverse. Nei test in realtà non siamo intervenuti in maniera significativa sul set-up, ma abbiamo lavorato bene con gli ingegneri nell’apportare i giusti affinamenti”.
Che parere ti sei fatto sulla vettura di GP3?
“Rispetto alla Formula 3 ci sono molti più cavalli, il peso è maggiore e le gomme sono diverse: bisogna adattarsi al cambiamento, soprattutto nell’affrontare i curvoni veloci. Si tratta di una ottima macchina dal punto di vista formativo, che aiuta a scoprire qualche segreto in più sulla gestione dei pneumatici. Un aspetto che diventa poi fondamentale in GP2 o addirittura in F1”.
L’esito dei test ha aumentato la tua fiducia?
“In realtà l’andamento di queste prove non mi ha influenzato troppo. Ero ottimista già in precedenza, avevo capito che si può fare un buon lavoro perché la Dallara di GP3 si adatta al mio stile di guida. Sto cercando semplicemente di prepararmi il più possibile”.
L’intenzione è di proseguire con Jenzer, oppure hai sondato il terreno con altre squadre?
“Al momento non posso dire dove sarò, ma non nascondo di essermi trovato bene con il team Jenzer. Valuteremo tutte le opzioni disponibili”.
Sarai probabilmente l’unico azzurro in GP3, e uno dei pochi italiani presente in monoposto, per tentare la scalata alla F1. Cosa pensi di questa situazione?
“Non è una fase facile, ma sono sicuro che tutti noi ragazzi italiani stiamo dando il massimo. C’è una grande determinazione nel voler brillare, come ad esempio è stato capace di fare Antonio Giovinazzi in GP2. Speriamo di ottenere ottimi risultati, quelli necessari, e poi in base alle nostre possibilità economiche cercheremo di arrivare sulla cima della montagna che è la Formula 1. È il sogno di tutti”.