Giovanni Minardi ” I top team non posso permettersi passi falsi”

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La stagione sportiva è entrare nel vivo. Dopo la Formula 1 anche i campionati italiani di Formula ACI CSAI Abarth e Formula 3 hanno alzato il sipario con il primo appuntamento sulla pista di Valencia. In attesa del GP del Bahrain e della tappa in Ungheria per le serie tricolori (in programma il prossimo 6 maggio), abbiamo raggiunto il manager faentino Giovanni Minardi impegnato a seguire il giovanissimo italo-canadese Nicholas Latifi nell’Italian Formula 3 European Series e il talento Davide Rigon, che a Monza ha firmato il suo ritorno nelle competizioni dopo un anno segnato dal terribile incidente di Istambul “Prima di tutto sono contento che sia tornato a correre dopo un anno molto sofferto e sono molto soddisfatto di quello che ha fatto in tutto il week end a Monza. Non ha perso il suo smalto e in qualifica è stato solamente sfortunato in quanto ha trovato ben due volte le bandiere rosse in pista e, nell’unico giro buono, dopo aver ottenuto i due migliori intertempi, è stato rallentato nell’ultimo settore da alcune vetture più lente. La domenica, nonostante non avesse mai guidato questa vettura sotto l’acqua, è stato il più veloce in pista. Direi che ha fatto un ottimo debutto in cui è mancato solamente il podio. Il team dovrà lavorare sui pit stop. Credo che anche in questo campionato potrà essere un grande protagonista”

Con le tappe in Australia, Malesia e Cina è partito il mondiale di Formula1. Qual è il tuo bilancio sui top team?
Il mondiale di Formula 1 si è alzato molto di livello, nel senso che non abbiamo il dominio di un team solo. Nelle prime tre gare abbiamo avuto tre vincitori diversi. La Mercedes, dopo aver dimostrato una grande competitività in qualifica e qualche problema in gara, in Cina ha dimostrato di aver risolto l’handicap del consumo delle gomme. Da qui alla fine della stagione assisteremo ad una bella bagarre. A breve anche la Red Bull si unirà alla lotta per il primo posto, così come la Ferrari che dalle prime gare in Europa si presenterà con una vettura B.

Con i primi tre gran premi si è notato un compattamento delle prestazioni. Quanto potrà incidere questo fattore sulla lotta per il titolo?
Inciderà sicuramente in quanto abbiamo più team che possono ambire alla zona punti. Saranno senza alcun dubbio l’ago della bilancia. In Malesia l’abbiamo visto con il secondo posto di Perez su Sauber e in Cina con la Williams che ha piazzato due macchine in top 10. Poi non dobbiamo dimenticare Lotus, Force Indie e Toro Rosso. Da metà stagione in poi potremmo vedere delle distinzioni tra i big e gli altri, anche se comunque potranno dare sempre inseririsi nello lotta per i punti. Certamente i top team non si possono permettere passi falsi.

Il “gene” Minardi ti ha portato spesso a lavorare con piloti giovani e italiani. Come ti spieghi l’assenza dei nostri in F1?
Purtroppo è un discorso prettamente economico. In Italia abbiamo piloti veloci e meritevoli della Formula 1, ma oggi conta più la valigia del talento. Purtroppo in Italia aziende, team e case automobilistiche non investono sui nostri ragazzi. Abbiamo una Ferrari che ha attivato il programma FDA, i cui risultati arriveranno solamente tra qualche anno.

Quest’anno la tua Minardi Management si è rinnovata, puntando anche sulla consulenza sportiva. Cosa ti ha spinto in questa direzione?
Il mercato. I budgets richiesti per correre sono molto elevati e oggigiorno è molto difficile reperire le risorse sul mercato. Pertanto potersi appoggiare ad una figura che conosce l’ambiente e che possa dei consigli credo sia molto importante sia per i genitori (che sono i primi sponsor) sia per il pilota, soprattutto se si arriva dal kart. Si tratta quindi di una collaborazione occasionale.

Proprio con il canadese Nicholas Latifi hai inaugurato il nuovo corso. Che tipo di pilota è Nicholas e cosa ti aspetti da lui.
E’ alla sua prima stagione nelle formule, dopo due anni e mezzo nei kart. Pertanto mi aspetto che cresca nell’arco di tutta la stagione. Le doti non mancano, come ho potuto vedere fin dai primi test.

E’ un ragazzo che è passato dal kart alla formula 3. Su cosa deve lavorare e quali sono le difficoltà che potrà incontrare?
Il salto è importante e innanzitutto deve cercare di viaggiare il meno possibile per non arrivare troppo stanco agli appuntamenti importati. Poi deve lavorare sia sulla preparazione mentale e fisica sia con i suoi ingegneri per imparare ad analizzare ogni centimetro della pista. Il tempo a disposizione è poco e il lavoro è tanto.

A Valencia sono partiti i campionati italiani di Formula Abarth e Formula 3 con 11 monoposto per serie. Colpa della crisi oppure ci sono altri fattori?
La parte da leone lo fa il momento poco felice. Anche in queste serie mancano i piloti italiani e torniamo al discorso di prima. Purtroppo il nostro paese sta soffrendo più di altri. Poi si può sempre fare meglio, da parte delle Federazione, dai team e da noi stessi che non siamo riusciti a portare più giovani.

… inoltre in Europa ci sono tantissime (forse troppe) serie propedeutiche. Quanto è importante per un giovane fare la scelta giusta?
Anche le altre serie stanno soffrendo. La scelta del campionato è fondamentale perché per correre sono richieste somme importanti e buttare via i soldi non va mai bene. La scelta del campionato, e di conseguenza del team, è la base di partenza per arrivare nel miglior modo e nel minor tempo alla Formula 1, soprattutto oggi in cui l’età si è abbassata. Diventa però importante arrivare anche pronti al grande salto perché è difficile avere una seconda chance.

… quindi è fondamentale conoscere l’ambiente. Quali sono gli aspetti da tenere in considerazione prima di fare una qualsiasi scelta?
Per il campionato, bisogna prima capire da dove si arriva. E’ importante non avere fretta e fare un passo alla volta senza crearsi delle visioni e programmare tutto il percorso con anticipo. Bisogna vedere come si comporta il ragazzo nell’arco di tutta la stazione e non avere la paura di ripetere lo stesso campionato. Passare di categorie con lacune tecniche non è di aiuto a nessuno. Sulla scelta del team bisogna conoscere, oltre al palmares, anche lo staff. E’ importante avere un’ampia conoscenza di tutte le persone (ingegneri e meccanici) che lavorano nelle varie scuderie.