#SBK – Il Cavatappi di Laguna Seca fa paura ma sui freni del Mondiale Superbike incide di più l’Andretti Hairpin
Il Campionato del Mondo Superbike sbarca negli Stati Uniti: dal 22 al 24 giugno 2018 il Laguna Seca Raceway ospita l’8° Round del Mondiale.
Situato sulla penisola di Monterey, a circa 150 km da San Francisco, il circuito è stato inaugurato il 9 novembre 1957 con una gara vinta da una Ferrari 500 TR. La pista è cambiata 6 volte dalla nascita ma l’ultima versione è invariata dal 1996.
I continui cambi di pendenza sono il suo elemento distintivo, a partire dal celebre Cavatappi (The Corkscrew), una veloce sinistra-destra in cui si registra un dislivello di 18 metri in soli 137 metri. In pratica è come se le moto si buttassero da un palazzo di 5 piani.
L’estrema tortuosità della pista e l’assenza di lunghi rettilinei e impedisce alle Superbike di raggiungere velocità vicine ai 270 km/h che invece sono superate da tutte le altre 12 piste del Mondiale. Ciò si traduce in tante frenate di modesta entità, fatta eccezione per la seconda curva, l’unica in cui i freni lavorano per più di 4 secondi.
Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con 16 piloti del Mondiale Superbike, il Laguna Seca Raceway è un circuito mediamente impegnativo per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, identico alle piste che ospiteranno i prossimi due Round, cioè il Misano e Portimão.
L’impegno dei freni durante il GP
Pur essendo la pista più corta del Mondiale (3.610 metri), richiede l’intervento dei freni 10 volte al giro: lo stesso numero di Aragon che misura 5.077 metri. Anche il tempo sul giro è il più basso del Mondiale mentre quello speso in frenata ammonta a 29 secondi al giro.
Di conseguenza l’impianto frenante è in azione per il 35 per cento del tempo della gara, record stagionale. Curiosamente anche per le MotoGP la percentuale record spetta ad un’altra pista statunitense: il Circuit of the Americas con il 38 per cento.
Metà delle 10 staccate del Laguna Seca Raceway richiedono uno spazio di frenata inferiore ai 100 metri e solo una supera i 200 metri. La decelerazione media è la più bassa del Mondiale, appena 1,01 g a causa di 3 curve con valore 0,8 g e di altrettante con 1 g.
Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera i 10 quintali, equivalenti al peso di una sessantina di coyote.
Le frenate più impegnative
Delle 10 frenate del Laguna Seca Raceway solo una è considerata altamente impegnativa per i freni, 6 sono di media difficoltà e 3 sono light.
La più impegnativa in assoluto è l’Andretti Hairpin (curva 2) perché oltre ad essere il punto più veloce della pista è anche in leggera discesa: le Superbike vi arrivano a 256 km/h e frenano per 5,1 secondi per scendere a 75 km/h. Ci riescono in 207 metri, meno dell’altezza di ciascuna delle torri del Golden Gate Bridge.
Le MotoGP frenerebbero in meno spazio grazie ai dischi in carbonio, ma le Superbike possono usare solo dischi in acciaio con il 2 per cento di carbonio. I piloti esercitano un carico di 5,7 kg sulla leva del freno e subiscono una decelerazione di 1,3 g. In quel punto la pressione del liquido Brembo nell’impianto frenante tocca i 12,2 bar
Molto lunga è anche la frenata alla curva 5: 167 metri per passare da 232 km/h a 105 km/h. La pressione del liquido frenante è però di 9,3 bar, inferiore ai 10,5 bar della curva 7 in cui le velocità di inizio (228 km/h) e fine frenata (126 km/h) sono superiori.
Un discorso a parte merita il Cavatappi, teatro dei celebri sorpassi di Valentino Rossi a Casey Stoner e di Marc Marquez a Rossi. Le Superbike vi arrivano a 123 km/h e frenano per 61 metri per scendere a 76 km/h in 2,3 secondi. Il carico sulla leva del freno è invece di 3 kg.
Prestazioni Brembo
Da quando, nel 2003, la Superbike è tornata al Laguna Seca Raceway le moto con freni Brembo non hanno mai mancato la vittoria: 5 successi per la Kawasaki, 3 per la Ducati e 2 per l’Aprilia. Ben 13 invece le vittorie Ducati, ma solo due suoi piloti hanno realizzato la doppietta: Ben Bostrom nel 2001 e Chaz Davies nel 2015.