MANCIN IN AFFANNO AL TROFEO LUIGI FAGIOLI

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È un Michele Mancin con il fiato corto quello visto, nel recente weekend, in occasione dell’edizione numero cinquantatre del Trofeo Luigi Fagioli, evento valido come ottavo atto del Campionato Italiano Velocità Montagna targato 2018.

Il pilota di Rivà rientra dalla trasferta umbra toccando il punto più basso della stagione, escludendo il ritiro alla Verzegnis Sella Chianzutan, ed archivia così un quinto posto di classe A 1600 che non fa presagire nulla di buono per il proseguimento della serie.

Con due avversari sugli scudi, Guzzetta e Tinella, i problemi di adattamento alle nuove coperture Yokohama, che il portacolori della scuderia Mach 3 Sport sta lamentando nelle ultime uscite, si stanno rivelando determinanti in una rincorsa al titolo che si fa sempre più dura.

Il passaggio di fornitore di pneumatici ha quindi rimescolato, pesantemente, le carte del polesano, il quale non riesce ancora a trovare la giusta sintonia che permetta alla Citroen Saxo gruppo A, curata da Assoclub Motorsport, di tornare ad esprimersi ai livelli del bis tricolore.

Nemmeno le giornate di avvicinamento alla salita di Gubbio, vissute in un’insolita tranquillità, hanno portato il sorriso a Mancin, che vede affievolirsi le proprie speranze di riconferma.

“Ormai abbiamo capito che dobbiamo ripartire da zero” – racconta Mancin – “e, seppure i dati incamerati nel precedente appuntamento siano stati utili, questo non basta. Non riusciamo a trovare la quadra dell’assetto sulla nostra Saxo e, mentre noi combattiamo per trovare un buon compromesso, i nostri avversari ci fanno mangiare le briciole. A questo punto dobbiamo resettare ed essere consapevoli che dobbiamo lavorare molto, forse più di quanto credevamo, con le nuove Yokohama. La strada è sicuramente quella giusta ma, per tornare ad essere competitivi ad alti livelli, ci vorrà tempo. Siamo sconfortati ma la realtà di oggi è questa.”

Il calvario di Mancin è iniziato sin dalla prima curva, della prima sessione di prova del Sabato, con il posteriore della Saxo che non voleva saperne di assecondare il polesano.

Risolta la noia, con una vettura resa più docile sul veloce, se ne creava una nuova all’anteriore con un sottosterzo che penalizzava l’inserimento e la percorrenza nei tratti lenti.

Lontano dal passo di Guzzetta e Tinella, senza aver in mano la chiave del problema, Mancin affrontava gara 1, chiudendo con il quarto parziale e con un passivo di 6”95 dal leader.

Se il terzo gradino del podio provvisorio, mancato per un secondo, non confortava il pilota della trazione anteriore di casa Citroen ancora peggio si è rivelata la situazione in gara 2.

Un’ulteriore tentativo di modifica al setup otteneva l’effetto inverso, con Mancin che perdeva anche il quarto posto, chiudendo una trasferta alquanto negativa.

“Se cerchiamo un lato positivo” – sottolinea Mancin – “lo troviamo sul riscontro cronometrico. Dal tempo di cinque anni fa abbiamo migliorato di due secondi ma non basta. Prima il posteriore ballerino, poi il sottosterzo all’anteriore. Il lavoro da fare è davvero molto per tornare al ritmo dei migliori. Il problema? Tra una decina di giorni si va a Pedavena. Sempre più dura.”