DUE CHILOMETRI ED IL PALLADIO DI RUBINI VA IN FUMO

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Tutto si poteva aspettare, dalla vigilia della nona edizione della Ronde Città del Palladio, ma di certo non che la sua avventura terminasse, dopo poco meno di tre chilometri, con un amaro ritiro.

Una trasferta particolarmente sentita per il pilota di Este, per molteplici motivi: undici anni dall’ultima apparizione sulle speciali vicentine, sempre con l’adriese Fabrizio Handel, sempre su una Peugeot 106.

Dal 2007 al recente weekend tanti fattori sono cambiati ma il desidero, del portacolori di Monselice Corse, di affrontare nuovamente quegli asfalti che lo videro protagonista un decennio fa, tra le piccole del produzione, era tanta.

Per questa sentita reunion Rubini aveva riconfermato la propria fiducia al team Julli, il quale gli aveva messo a disposizione una Peugeot 106 Kit Car, recentemente rilevata.

Il mix tra la pioggia e la nebbia, che han reso il fondo particolarmente insidioso nei giorni antecedenti la gara, si è rivelato fatale per l’atestino che si è visto, suo malgrado, protagonista di un’uscita di strada che ha messo la parola fine alla propria gara.

“La Peugeot 106 Kit Car era bellissima” – racconta Rubini – “e sembrava fatta apposta per me. Me la sentivo cucita addosso, sin dalle prime marce. Onestamente mi sono trovato molto a mio agio, decisamente di più rispetto alla Clio gruppo A. Quanto accaduto è un errore che non ci aspettavamo assolutamente. Tutto immaginavamo ma non di concludere il nostro Palladio con un’uscita di queste. Dopo un avvio molto in guardia, con le orecchie dritte, avevamo iniziato a prenderci le misure. Siamo arrivati in quel tratto, che precedeva un bivio ed un lungo rettilineo, nel quale ci eravamo prefissati di cambiare poi ritmo. In staccata si sono leggermente bloccate le ruote e, nel tentativo di riprendere grip, siamo finiti con l’anteriore sinistra sull’erba bagnata. Abbiamo iniziato a scivolare, come fossimo sul ghiaccio, senza possibilità di correggere la traiettoria. Abbiamo impattato di muso contro una balla di fieno e, di rimbalzo, contro una fontana di cemento. Tradotto? Gara gettata al vento dopo meno di tre chilometri. Inutile cercare di spiegare la nostra delusione perchè, credo, sia facilmente immaginabile. Sapevamo che le condizioni meteo erano difficili ma non stavamo per nulla esagerando. Se non toccavamo l’erba la vettura non avrebbe scartato verso l’esterno e, con molta probabilità, saremmo andati avanti.”

Rubini vuole digerire in fretta il boccone amaro, guardando già con ottimismo ad una prossima stagione nella quale punterà a salire nuovamente sulla piccola belva targata Julli.

“Siamo giù di morale” – sottolinea Rubini – “ma le gare sono fatte anche di delusioni. Credo fosse dal 2002 che non ci ritiravamo per incidente. Siamo già concentrati sul programma per la stagione 2019 che, con nel nostro intento, sarà incentrato sul tornare ad Antibes, sulla gara di casa che sarà valida per il Campionato Italiano Slalom e sul riscatto con la 106 Kit Car.”