Formula Regional – Pietro Armanni riflette sulla prima parte di stagione
Si è presentato alla vigilia della stagione 2022 di Formula Regional by Alpine come il pilota italiano meno esperto al via, ma passo dopo passo Pietro Armanni si sta avvicinando alle posizioni che contano. Con il team Monolite Racing di Rudi Mariotto il pilota bresciano ha compiuto ottimi progressi nei primi sette appuntamenti della stagione, conquistando il proprio miglior risultato stagionale nella prima manche in programma sul circuito cittadino di Montecarlo. Un 21esimo posto bissato una settimana più tardi a Le Castellet, tracciato dalle caratteristiche completamente diverse rispetto a quello del Principato.
“Non credo che i risultati ottenuti in questi primi sette appuntamenti rispecchino il mio reale potenziale, dunque non sono pienamente soddisfatto – attacca Armanni, con cui abbiamo ripercorso le tappe disputate fino a questo momento, a partire dal doppio appuntamento tricolore di Monza e Imola – Già a Monza abbiamo dimostrato di avere un buon passo, specialmente nelle qualifiche, ma nelle due gare sono arrivati due ritiri. A Imola non ho mai trovato il giusto feeling con la vettura a causa di un mio errore al Tamburello nei test pre-evento. Il fine settimana poi è stato condizionato da un meteo imprevedibile e, nonostante sul bagnato avessimo dimostrato di essere veloci, abbiamo pagato a caro prezzo l’azzardo di montare le gomme slick in gara 2 sperando invano che la pista si asciugasse”.
Poi è stata la volta di Monaco.
“In generale è stata una bellissima esperienza, anche se non conoscendo la pista, che avevo provato solo al simulatore prima di affrontare le prove libere, non è stato facile. Con soli 25 minuti di prove libere, di cui molti in regime di bandiera gialla, ho faticato a prendere il ritmo. In qualifica abbiamo deciso di adottare una strategia che mi permettesse di fare molti giri e ad ogni passaggio il feeling con il tracciato migliorava e il tempo di conseguenza si abbassava. Sono soddisfatto del riferimento ottenuto anche se non sono riuscito a qualificarmi per entrambe le gare. Nella prima corsa è comunque arrivato un buon 21esimo posto”.
Risultato che, come detto, hai ripetuto la settimana successiva a Le Castellet.
“Al Paul Ricard avevamo già effettuato dei test pre-stagionali che erano andati molto bene. Le condizioni sono cambiate molto durante il fine settimana ed è stato difficile trovare la giusta quadra con il set-up della vettura. La gara di sei ore del GT disputata sabato sera ha cambiato molto l’aderenza dell’asfalto, che si è gommato, e domenica mattina non è stato facile essere veloci fin da subito in qualifica. In entrambe le gare ho recuperato diverse posizioni, anche grazie a due partenze molto buone”.
A Zandvoort invece hai vissuto l’appuntamento più difficile dell’anno.
“Un problema fisico che ho avuto nei giorni precedenti al weekend di gara non mi ha permesso di essere al massimo fisicamente. Ho cercato di stringere i denti e completare tutte le sessioni sulla pista più impegnativa di tutta la stagione. In particolare la parabolica di curva 3 richiede grande forza nelle braccia. Nel primo turno di qualifica ho faticato a trovare un giro pulito a causa del traffico mentre nel Q2 ho sbattuto contro le protezioni in seguito ad una sbavatura”.
A Budapest però è subito arrivato il riscatto, con un passo avanti notevole in qualifica, chiusa a soli sei decimi dalla pole del gruppo B.
“Dopo tre settimane di pausa siamo tornati in pista all’Hungaroring. Fin da subito ho trovato il feeling giusto con la vettura. Avevo fiducia e mi sentivo bene con la macchina e infatti nel Q1 ho fatto la mia miglior qualifica della stagione, chiudendo come il migliore pilota del team. Al via della prima corsa ho recuperato qualche posizione, ma in bagarre sono finito fuori traiettoria, perdendo un po’ di terreno. Peccato per il secondo turno di qualifica, in cui un errore strategico non mi ha fatto chiudere un buon giro. Credo comunque che in questa gara ci sia stato un gran passo avanti rispetto alle precedenti”.
Infine l’appuntamento di Spa-Francorchamps.
“Una pista davvero molto difficile e in cui non avevo mai girato (come accaduto a Monaco, Zandvoort e Budapest). Nelle prove libere abbiamo lavorato molto bene sul set-up e sulla mia guida, ma nelle qualifiche la ricerca esasperata della scia ha creato alcune situazioni di pericolo, causate da altri piloti che hanno bruscamente frenato per non dover tirare il gruppo. Peccato anche per gara 2, finita dopo una curva. C’è stato infatti un contatto tra due vetture davanti a me, una ha rallentato in uscita di curva 1 e non ho avuto il tempo di evitarla”.
Monaco, Spa-Francorchamps, Budapest, solo per citarne alcune, sono piste mitiche. È stato emozionante correrci per la prima volta?
“Il primo giro che ho fatto a Monaco quasi non ci credevo. Credo che tutti sognino di correre su quelle strade, sfiorare i muri ad alta velocità è molto adrenalinico. Lo stesso vale per Spa-Francorchamps, dove ci sono curve molto belle e da pelo. Con la Formula Regional è facile fare Eau Rouge in pieno, ma per esempio Pouhon è una doppia sinistra davvero molto veloce e difficile. Sono anche piste vecchio stile, dove oltre il cordolo c’è la ghiaia, quindi se si va oltre si perde tempo, non c’è la possibilità di incorrere nei track limits. Anche Imola, una delle mie piste preferite, è molto selettiva, proprio nello stile che piace a me. Ho apprezzato molto anche l’Hungaroring, con il primo settore pieno di dislivelli e la chicane dove si salta tanto sui cordoli”.
Facendo un passo indietro, sei arrivato al via della stagione con pochi chilometri sulle spalle con questa vettura, su cosa hai dovuto lavorare principalmente nei primi test?
“Con il team Monolite e il mio ingegnere abbiamo svolto un grande lavoro sulla mia guida, in particolare nelle curve a media-alta velocità, che con questa vettura sono molto complicate. Il peso infatti è decisamente maggiore rispetto alla Formula 4 e se sbagli di pochi centimetri la traiettoria o se porti un pelo troppa velocità in curva è un attimo perdere 2-3 decimi, che in questo campionato possono costare molte posizioni”.
Com’è l’ambiente sotto la tenda di Monolite, lavori fianco a fianco anche con i tuoi compagni di squadra?
“Credo che Maceo Capietto sia un pilota molto veloce, ma analizzando i suoi video emerge che abbiamo due stili di guida completamente diversi. Lui è molto più sporco e aggressivo, io invece arrivo dalla Formula 4 Italia, dove è necessario essere molto pulito e delicato nei movimenti. Non è facile comparare due stili così diversi, però ad esempio a Spa-Francorchamps in alcune curve lui andava meglio ed in altre ero più veloce io. Questo ovviamente ha aiutato molto la squadra e ci ha permesso di affinare il set-up più velocemente”.
A questo punto della stagione, quale obiettivo ti poni per i tre round finali?
“Il mio obiettivo è quello di dare il massimo in ogni condizione, in ogni sessione e in ogni pista, concentrandomi su me stesso e sulla mia guida. Quindi da Spielberg dovrò nuovamente impegnarmi a testa bassa e lavorare duramente con il mio ingegnere e con la mia squadra. Sicuramente così facendo arriveranno buoni risultati, ma al momento non devo pensare a quelli bensì a lavorare su me stesso”.