Quaife-Hobbs: L’Auto GP mi ha reso un pilota migliore

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A Curitiba Adrian Quaife-Hobbs è diventato il terzo campione della storia dell’Auto GP, iscrivendo il suo nome nell’albo d’oro sotto quelli di Romain Grosjean e Kevin Ceccon. Ora che è passato qualche giorno dal successo, il talento britannico è stato felice di condividere i suoi pensieri con noi. Ecco quali sono le sue emozioni, le aspettative e i suoi piani per il futuro .

Più di una settimana è passata dalla vittoria del titolo, cosa si prova ad essere campione dell’Auto GP ora che hai avuto tempo di elaborare le emozioni?
“È una sensazione incredibile, quando ragioni a mente fredda e ti rendi conto che hai centrato l’obiettivo principale che ti eri posto a inizio stagione ti senti davvero realizzato. Come se non bastasse, poi, siamo riusciti a vincere addirittura con una prova d’anticipo sulla fine del Campionato, qualcosa che non avremmo mai creduto possibile sei mesi fa, quando abbiamo iniziato l’avventura nell’Auto GP. È bello vedere che tutti gli sforzi miei e del team hanno pagato, è davvero difficile spiegare con le parole cosa si prova.

Cosa ti ha dato l’Auto GP in termini di esperienza, sei un pilota diverso rispetto allo scorso anno?
“Sicuramente sono un pilota diverso, direi un pilota migliore. In Auto GP impari a gestire la potenza e le gomme, qualcosa che sta diventando sempre più cruciale in GP2 e in F1 e che non si può imparare altrove.
La GP3 e la F3 sono ottime macchine ma sono sottopotenziate e questo significa che in uscita di curva ci si può buttare sul pedale del gas senza preoccuparsi di niente, né di possibili testacoda né del consumo degli pneumatici. L’Auto GP è diversa, c’è bisogno di tanta sensibilità per portarla al limite e non puoi semplicemente spingere dall’inizio alla fine perché se lo fai le gomme non resistono a lungo.
La Kumho ha fatto un ottimo lavoro con le mescole, il consume non è critico come in GP2 e in F1 ma la tendenza è la stessa e gestire le gomme è un fattore chiave per la vittoria. Quindi dopo una stagione così mi sento senza dubbio molto più preparato per i prossimi passi della mia carriera”.

Comunque, Adrian sente che il suo lavoro per il 2012 non è ancora finito…
“Abbiamo ancora un weekend di gare a Sonoma e vogliamo finire la stagione alla grande: ovviamente dopo aver vinto il titolo c’è il rischio di perdere un po’ di fame e di concentrazione, ma a noi non succederà perché abbiamo ancora un obiettivo da centrare: il titolo squadre. SuperNova è in testa ma non ha ancora vinto, e voglio che centrino questo titolo perché se lo meritano per il grande lavoro che hanno fatto. Oltre a questo, non sono affatto soddisfatto di come è andata in Brasile quindi voglio chiudere la stagione con una vittoria, possibilmente due…”.

In Brasile le cose non sono andate secondo i tuoi piani, ti sei fatto un’idea delle ragioni dietro un weekend così negativo?
“Non mi piace parlare di sfortuna, ma è difficile non vederci a mano della sorte. Basta pensare al problema che abbiamo avuto al pit-stop in Gara 1: nel corso della stagione abbiamo provato centinaia di cambi gomme, a casa e in pista, e il problema al dado che abbiamo avuto a Curitiba non si era mai verificato. Riguardo al mio errore in Gara 2, ci può essere più di una ragione: avevamo allungato al massimo quello stint e le gomme stavano iniziando a soffrire, il mio ultimo giro era stato 1”5 più lento dei precedenti e le gomme posteriori iniziavano a bloccare in frenata. Non sono comunque uno che cerca scuse, anche in quelle condizioni alla base di tutto c’è stato un mio errore. Può succedere quando si spinge forte e in quel momento io lo stavo facendo. Nel corso della stagione non siamo mai stati conservativi, abbiamo sempre attaccato puntando alla vittoria e a Curitiba non è stato diverso. Ero al comando e sapevo che con un pit-stop senza problemi sarei uscito dai box circa 3” davanti a Pizzonia, per cui anche se non ero sotto pressione stavo comunque dando il massimo.
Comunque, anche con quello che  è successo, non si dovrebbe dimenticare che anche in Brasile eravamo noi quelli da battere: ho fatto la quinta pole su sei prove e il nostro passo gara era il migliore”.

Curitiba è stato l’unico “basso” di una stagione con molti alti. Qual è stato il momento più bello della tua stagione Auto GP?
“Beh, ce ne sono stati così tanti che sceglierne uno è difficile, ce ne sono almeno due che metterei a pari merito. Uno ovviamente è Portimão, dove siamo riusciti a mettere a segno il weekend perfetto: fare la pole e vincere le due gare con tanto di giro più veloce non era mai riuscito a nessuno, neppure a Grosjean, quindi per noi è stato un risultato davvero fantastico. Era anche un obiettivo che io mi ero prefissato per avere ancora più motivazioni e ragioni per dare sempre il 100%, e direi che ha funzionato!
Il secondo grande momento è stato il giro di Qualifica all’Hungaroring: abbiamo deciso di fermarci dopo solo 5 giri quando mancavano ancora 20 minuti alla fine della sessione visto che avevamo un vantaggio di 1”8 sulla concorrenza. Gli altri ci hanno messo tutta la sessione per avvicinarsi, ma ho comunque fatto la pole riuscendo anche a conservare un set di gomme per le gare. È stata una grande dimostrazione di forza, e dal punto di vista del pilota è una grande soddisfazione, forse ancora maggiore rispetto al weekend perfetto”.

C’è stato un momento di svolta nella tua stagione, in cui ti sei effettivamente reso conto che avresti vinto il titolo?
“Siamo sempre stati competitivi, ma direi che c’è stata un’evoluzione dopo Valencia e Marrakech, perché in entrambi gli weekend abbiamo faticato a sfruttare le gomme più morbide: a Valencia erano le soft, mentre in Marocco proprio non siamo riusciti a far lavorare le supersoft, tanto da decidere di disputare entrambe le gare sullo stesso set di pneumatici medium. Lì ci siamo resi conto che non riuscire a trarre il meglio dalle gomme era un limite e quindi prima di Budapest abbiamo lavorato tantissimo trovando una soluzione che una volta in pista ha funzionato proprio come ci aspettavamo. Da lì in poi non ricordo una sola sessione in cui qualcuno sia riuscito a metterci in difficoltà, per cui potremmo dire che quello è stato una sorta di punto di svolta”.

Il primo campione della storia Auto GP, Romain Grosjean, è ormai una realtà concreta della Formula 1. Quali sono i tuoi piani per il futuro?
“Beh seguire la strada di Grosjean, con un anno di GP2 e poi subito la F1, sarebbe un programma da sogno ma non è facile da realizzare. Dipende dai budget, da un eventuale supporto di una Casa, tutto deve andare al posto giusto e non è facile, anche se questo titolo sta già muovendo qualche buon contatto. Per quanto mi riguarda l’unica cosa che posso fare per rendere le cose più facili è guidare più veloce che posso e vincere gare. È quello che ho fatto e che cercherò di fare in futuro, prima a Sonoma e poi nel 2013”.