INTERVISTA AD ANDREA PICCINI SULLA 24 ORE DI SPA
A una settimana dall’impresa nella 24 Ore di Spa su Audi R8 del team ufficiale Audi Sport Phoenix assieme ai tedeschi Rene Rast e Frank Stippler, Andrea Piccini ha staccato la spina per concedersi un breve periodo di vacanza, prima di rientrare per gli altri impegni che lo attendono. Il tricolore italiano è tornato a sventolare in Belgio dopo 4 anni e sono ancora fresche le immagini della gara e della festa per la strameritata vittoria di un trio peraltro partito in 29esima posizione. Fin dal giorno successivo anche Sansepolcro, la città in cui Andrea Piccini risiede, gli ha tributato un gradito omaggio riportando foto e notizia sul maxi-schermo di Porta Fiorentina. Un trionfo che chiude dieci anni di attesa: “Non so quanti giri in totale abbiamo fatto in testa finora a Spa – commenta Andrea Piccini – ma sta di fatto che nel 2002 eravamo partiti in pole con la Ferrari 550 Maranello e dopo 3 ore ci siamo dovuti ritirare; nel 2006 siamo rimasti al comando per 22 ore e poi siamo finiti secondi; nel 2007 avevamo preso il comando della gara con la Maserati e anche lo scorso anno eravamo i più veloci quando poi siamo rimasti coinvolti in un contatto fra vetture. Credo pertanto che il successo di quest’anno sia il premio a tanti anni di sacrifici e lavoro che però non avevano mai prodotto risultati”.
Oltre agli avversari al volante, quali sono stati i veri ostacoli da superare?
“Come il Nurburgring, anche Spa è vincolata molto spesso dalle incertezze meteorologiche; anzi, diciamo che anche questa componente ha reso famosi nel tempo i due circuiti e quindi la stessa vittoria assume un sapore particolare. L’Audi ha realizzato nel 2012 la doppietta Nurburgring-Spa nelle 24 Ore e in terra belga è successo di tutto: acqua in pista, safety car uscita due volte e ripartenze con buio, traffico, nebbia, pioggia e acqua-planning”.
Stavolta jella e circostanze sfortunate non si sono messe di mezzo, anche se quella foratura la domenica mattina vi aveva fatto perdere il comando della gara.
“Sì, è vero, ma succede. Nel corso di una competizione lunga come questa, incidenti e contatti fra auto con carrozzerie in carbonio sono all’ordine del giorno, per cui può capitare benissimo di andare fuori traiettoria e di forare le gomme. A due ore dalla fine, però è successa la stessa cosa anche all’Audi di Haase, Mies e Ortelli, nostri diretti avversari e siamo tornati definitivamente in testa: diciamo allora che la sfortuna ha applicato la “par condicio”, poi è chiaro che i segreti veri della vittoria di una 24 Ore stanno nel commettere meno errori possibile, nel non avere problemi tecnici e nel non incappare in sgraditi imprevisti. Prendete l’esempio dei nostri compagni di scuderia su Audi, che pure sono piloti validissimi: alludo a Fassler, Lotterer e Kristensen, che ha vinto 8 volte la 24 Ore di Le Mans; ebbene, dopo appena un’ora sono stati centrati nella sospensione anteriore da una vettura che all’ultimo istante ha deciso di rientrare ai box e che in pratica ha tagliato la strada: la stessa tipologia di incidente che costò a noi la rottura del cambio nel 2011. D’altronde, con 70 auto in pista tutto può accadere: l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e allora bisogna farsi trovare al posto giusto nel momento giusto”.
Un voto al trio e al team?
“Un lavoro eccellente di squadra, senza mai aver sbagliato un pit-stop. Siamo stati un anche po’ fortunati nelle strategie, perché i pit-stop li abbiamo fatti con la safety car in pista, ma è noto che assieme alla bravura occorre pure un pizzico di fortuna. Do pertanto un 10 al team ma anche a noi tre, che abbiamo tenuto il ritmo giusto senza commettere errori”.
Una vittoria che può consolidare il “matrimonio” di Andrea Piccini con Audi?
“Intanto, è la mia vittoria più importante, perché la 24 Ore di Spa è unica ed è quella alla quale tengo di più: sono andato più forte nella mia pista preferita. Non è stata la 24 Ore più bella, ma costituisce per me la ricompensa a 10 anni di lavoro. Per ciò che riguarda il futuro con Audi, dico che aver trionfato a Spa è indubbiamente di buon auspicio: tutto dipenderà dai programmi Audi. Certanente, una vittoria come questa può aiutare molto”.
Due parole, infine, per il fratello Giacomo: bravo ma non fortunato.
“Per lui la partecipazione era una cosa diversa: non gli era mai capitato di disputare una 24 Ore. È salito sulla Ferrari 430 senza speranze di assoluto, ma sul bagnato è stato il più veloce nel corso della notte; anzi, quando ancora non avevamo cambiato le gomme, lui con quelle nuove andava più forte e mi ha persino superato. Giacomo è stato eccezionale fino al problema meccanico, ma nessun problema: per lui era importante partecipare, fare bene e acquisire esperienza”.