Nei week-end dove la Predator’s non è impegnata in pista c’è sempre
l’occasione Nei week-end dove la Predator’s non è impegnata in pista
c’è sempre l’occasione di altre manifestazioni motoristiche, se poi
sono praticamente sull’uscio di casa non si può certo mancare, anche
se solo da spettatore.
E tanto per non perdere l’abitudine al racconto domenicale, anche
questa volta abbiamo sentito il dovere di condividere la nostra
emozione con voi.
Non è proprio una “passeggiata” quella che porta circa 200 cavalieri
del coraggio ad affrontare 1747 km per la 29° rievocazione storica
della Milano-Taranto.
Stiamo parlando della corsa che si disputò sulle strade italiane dal
1937 al 1956, in motocicletta, e che venne soppressa dopo i tragici
fatti accaduti alla più celebre “sorella” automobilistica, la
celeberrima Mille Miglia.
Se pensate che esageriamo nelle sperticate “lodi” a questi “centauri”,
tanti uomini ma anche tante donne, non più giovanissimi, e proprio
questo aumenta la nostra ammirazione, provate a pensare di affrontare
questa distanza, anche se l’andatura sarà “turistica”, magari con un
Guzzino 65cc del 1954 o con il più potente Guzzi Falcone 500cc del
1955. Se poi, oltrepassato gli 80 anni, vuoi completare la gara che
non hai concluso nel lontano 1953, per un guasto meccanico a 20 km dal
traguardo, e ci riesci 60 anni dopo, a noi non resta che dire “giù il
cappello”, anzi “giù il casco”.
Ma veniamo alla nostra serata, le partenze, scaglionate, sono
dall’Idroscalo di Milano per la prima tappa notturna che porterà i
concorrenti praticamente a Bologna, transitando però da Verona, tanto
per non farsi mancare qualche km sul groppone.
L’età dei protagonisti, esseri umani o meccanici, la lasciamo alla
vostra immaginazione, diciamo che si respira aria di storia, sia per
le carte di identità che per i libretti di circolazione.
I nomi sono quelli classici di una industria motociclistica italiana
che vive nel mito, Mv Agusta, Bianchi, Mondial, Gilera, Guzzi, ecc.
ecc., mentre i Provini, Masetti, Venturi, Pagani e Ubbiali sono
sostituiti dai signori Rossi (ci è venuto questo come nome comune) di
tutto lo stivale. Insieme a loro numerosissimi stranieri, Svizzera,
Germania. Olanda, Austria, Finlandia, Usa, Gran Bretagna, Francia,
Canada, Honk Kong, questi ultimi con moto sia italiane, già citate,
che straniere, con le immancabili Norton e Bmw su tutte.
Una piacevole “babele” che però non lascia spazio alla improvvisazione
e alla confusione, ma porta con sé l’orgoglio dello spirito sportivo
di una partecipazione legata indissolubilmente alla pura passione.
Noi abbiamo visto, udito e respirato questo; dalle cromature ai raggi
delle ruote, dalla voce dei bicilindrici storici all’odore di olio e
benzina che impregna l’aria e toglie, finalmente, il respiro, dai
caschetti di pelle agli occhialoni con l’elastico, dalle tute nere che
faticano sull’avviamento a leva e poi s’improvvisano nelle classica e
ormai dimenticata “spinta”.
Tanti personaggi che meritano attenzione e noi ci siamo concentrati su
uno che dovremmo definire ex-campione, ma per noi questa definizione
non esiste, se uno è stato campione lo è e lo sarà per sempre. Ha
scritto i suo nome nel Gran Premio delle Nazioni (Italia-Imola 1974),
classe 500, con la Mv Agusta, e questo basta per giustificare quanto
sopra, il suo nome Gianfranco Bonera.
Una chiacchierata, la ricerca di un autografo e la classica foto di
rito e poi il lungo caloroso applauso che dalla partenza lo condurrà
sino al sospirato traguardo, non quello passato più volte nel
ripetersi di un circuito, ma quello lontano mille paesi e mille curve,
insieme a tanti, che stavolta non sono avversari ma “amici” di una
straordinaria “avventura”.
di altre manifestazioni motoristiche, se poi sono praticamente
sull’uscio di casa non si può certo mancare, anche se solo da
spettatore.
E tanto per non perdere l’abitudine al racconto domenicale, anche
questa volta abbiamo sentito il dovere di condividere la nostra
emozione con voi.
Non è proprio una “passeggiata” quella che porta circa 200 cavalieri
del coraggio ad affrontare 1747 km per la 29° rievocazione storica
della Milano-Taranto.
Stiamo parlando della corsa che si disputò sulle strade italiane dal
1937 al 1956, in motocicletta, e che venne soppressa dopo i tragici
fatti accaduti alla più celebre “sorella” automobilistica, la
celeberrima Mille Miglia.
Se pensate che esageriamo nelle sperticate “lodi” a questi “centauri”,
tanti uomini ma anche tante donne, non più giovanissimi, e proprio
questo aumenta la nostra ammirazione, provate a pensare di affrontare
questa distanza, anche se l’andatura sarà “turistica”, magari con un
Guzzino 65cc del 1954 o con il più potente Guzzi Falcone 500cc del
1955. Se poi, oltrepassato gli 80 anni, vuoi completare la gara che
non hai concluso nel lontano 1953, per un guasto meccanico a 20 km dal
traguardo, e ci riesci 60 anni dopo, a noi non resta che dire “giù il
cappello”, anzi “giù il casco”.
Ma veniamo alla nostra serata, le partenze, scaglionate, sono
dall’Idroscalo di Milano per la prima tappa notturna che porterà i
concorrenti praticamente a Bologna, transitando però da Verona, tanto
per non farsi mancare qualche km sul groppone.
L’età dei protagonisti, esseri umani o meccanici, la lasciamo alla
vostra immaginazione, diciamo che si respira aria di storia, sia per
le carte di identità che per i libretti di circolazione.
I nomi sono quelli classici di una industria motociclistica italiana
che vive nel mito, Mv Agusta, Bianchi, Mondial, Gilera, Guzzi, ecc.
ecc., mentre i Provini, Masetti, Venturi, Pagani e Ubbiali sono
sostituiti dai signori Rossi (ci è venuto questo come nome comune) di
tutto lo stivale. Insieme a loro numerosissimi stranieri, Svizzera,
Germania. Olanda, Austria, Finlandia, Usa, Gran Bretagna, Francia,
Canada, Honk Kong, questi ultimi con moto sia italiane, già citate,
che straniere, con le immancabili Norton e Bmw su tutte.
Una piacevole “babele” che però non lascia spazio alla improvvisazione
e alla confusione, ma porta con sé l’orgoglio dello spirito sportivo
di una partecipazione legata indissolubilmente alla pura passione.
Noi abbiamo visto, udito e respirato questo; dalle cromature ai raggi
delle ruote, dalla voce dei bicilindrici storici all’odore di olio e
benzina che impregna l’aria e toglie, finalmente, il respiro, dai
caschetti di pelle agli occhialoni con l’elastico, dalle tute nere che
faticano sull’avviamento a leva e poi s’improvvisano nelle classica e
ormai dimenticata “spinta”.
Tanti personaggi che meritano attenzione e noi ci siamo concentrati su
uno che dovremmo definire ex-campione, ma per noi questa definizione
non esiste, se uno è stato campione lo è e lo sarà per sempre. Ha
scritto i suo nome nel Gran Premio delle Nazioni (Italia-Imola 1974),
classe 500, con la Mv Agusta, e questo basta per giustificare quanto
sopra, il suo nome Gianfranco Bonera.
Una chiacchierata, la ricerca di un autografo e la classica foto di
rito e poi il lungo caloroso applauso che dalla partenza lo condurrà
sino al sospirato traguardo, non quello passato più volte nel
ripetersi di un circuito, ma quello lontano mille paesi e mille curve,
insieme a tanti, che stavolta non sono avversari ma “amici” di una
straordinaria “avventura”.