SERGIO MELESI, DA PRIMALUNA A MONZA

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Primaluna, l’Università di Sergio Melesi: il titolo scelto per l’autobiografia, scritta con l’amico Giuseppe Acquaviva, che Sergio consegna agli amici di ieri e di oggi, è significativo dell’attaccamento alle proprie origini. Così apprendiamo, sin dalle prime pagine, come la formazione umana e tecnica di Sergio sia frutto della terra e del paese che gli ha dato i natali. Un legame indissolubile, valido tuttora, tanto da essere il punto fermo della sua storia personale, imprenditoriale e sportiva.
La parte che interessa la mia curiosità di cronista sportivo non può evitare di incrociarsi con la base di partenza dell’uomo imprenditore di successo, costruito rubando il mestiere nelle improvvisate officine del paese della Valsassina. La terra, la campagna, l’acqua, i torrenti, i canali e le montagne, questa la cornice nel quale il piccolo Sergio apprende i primi rudimenti del lavorare e del vivere. Superare gli ostacoli di una terra amica ed ostile è il primo insegnamento, vivere nella e della natura: il cibo, le case, gli utensili, gli animali, ciò che occorre a portata di mano, l’utile senza il superfluo. Così il bambino cresce e l’abilità del padre nel trattamento dei metalli e nella costruzione delle pentole lo porta a Milano. Qualche anno come dipendente, poi il desiderio di applicare le proprie idee e la propria intraprendenza lo porta a mettersi in proprio. In pochi anni passa da lavorare per conto terzi ad una propria produzione. Per il mercato di allora è una vera rivoluzione, applica concetti innovativi in tutti settori di quella che ormai è diventata, grazie a lui, una vera e propria realtà industriale. Costruisce le proprie attrezzature, ottimizza la produzione, semplifica la contabilità, cura i rapporti con i grossisti rendendo agile ed immediata anche la post-produzione, il magazzinaggio e la vendita. E’ il suo meccanico di fiducia Franco Carrera che lo introduce nel mondo delle auto da corsa. Nel vicinissimo autodromo sta emergendo una neonata categoria: la Formula 875 Monza. I costi sono affrontabili, comincia così un’avventura che, manco a dirlo, lo vedrà vincente. La prima auto in comproprietà è una CRM, un telaio usato ricostruito e un motore di seconda mano. Anche il trasporto a Monza avviene con un carrello “fai da te”. Qualche test sulla “Fiorano” da casa: la Milano-Meda in costruzione. La prima volta a Monza si ritrovano sprovvisti di tuta, casco e guanti, non conoscevano l’obbligo dell’uso di questi accessori. Sarà lo stesso direttore dell’autodromo, Gianni Restelli, a reperire il materiale in prestito. La prima competizione è con lo stesso Franco, viene deciso che sarà il più veloce dei due a portare la vettura in gara. Sergio diventa così pilota e si arriva alla prima gara, i campanili del lunedì di Pasqua del 1966 salutano il debutto. La corsa è bagnata dalla più classica delle piogge primaverili, non andrà però male, superato il disagio iniziale che lo relega in ultima posizione, recupera arrivando al secondo posto. Sarà più complicato affrontare la madre nel ritorno a casa e, superato l’ostacolo, cominciò a correre con una certa regolarità. Un crescendo di risultati, sportivi e personali, anche la fabbrica cominciava e registrare utili importanti, una situazione che gli consente di affrontare con più tranquillità quello che ormai è qualcosa in più di un divertimento. Tra una corsa e l’altra collabora, con la Scuderia Sport Turismo, nell’organizzazione di gimkane automobilistiche che riscuotono un grande successo nelle piazze e piste kart di tutto il nord Italia. Riprende la via della pista e, nel traffico della variante Junior del circuito monzese, arriva un bel tamponamento in gara. La botta contro il guard-rail, oltre a distruggere la vettura, gli incrina due costole. ll è dolore rigorosamente nascosto agli occhi della madre, ma non è tale da farlo desistere e allontanare da quel mondo al quale ormai sente di appartenere in toto. Comincia a fare capolino un’idea, un canto delle sirene al quale è difficile resistere: costruire e correre con una propria vettura. Ore e matite consumate in notti e fogli bianchi e il progetto prende forma. Qualcosa che sia diverso ed innovativo, la solita filosofia universitaria delle radici montane mai dimenticate, prima applicata in fabbrica ed ora in pista. Un primo telaio completo di carrozzeria finisce ad Orazio Ragaiolo ed arriva la vittoria nel Trofeo Cadetti, siamo nel 1973. Intanto Franco Carrera sposta la sua attività a Cremona e Sergio deve pensare in proprio anche ai motori. Dopo l’omologazione della vettura tramite l’ingegner Galmanini, che da tecnico apprezza le innovazioni introdotte, lo stimola ormai più il pensiero di costruttore che di pilota. Arrivano delle richieste sollecitate dalle convincenti prestazioni ottenute dai vari piloti e la scelta diventa quasi obbligata. Per farlo completamente compra anche un banco prova per motori che saranno preparati da Romano Bartoli, fratello di quel Leo che vincerà il primo dei tanti titoli; ruba qualche consiglio al preparatore Capra di Torino, collaboratore di Abarth, a questo punto le Melesi auto diventano una realtà consolidata. Cinque titoli piloti: 1974 – Leo Bartoli, 1975 – Riccardo Calegari, 1977 – Enrico Mandelli, 1978 – Filippo Baj e 1979 – Romeo Maestri. Sei consecutivi come costruttore, dal 1974 al 1979, più il titolo di Orazio Ragaiolo con un telaio assemblato nella factory di Cascina del Sole. Sono anni in cui contribuisce in maniera determinante all’elezione dell’ingegner Galmanini ai vertici della C.S.A.I., forte anche della sua acquisita autorevolezza conquistata a suon di vittorie. Misurare le quali, siano batterie o finali sembra superfluo, trionfi scritti con l’inchiostro indelebile, in una formula, storica ed irripetibile. A seguito di queste la C.S.A.I. gli consegnò la fascia di costruttore, un riconoscimento che gli consentiva la partecipazione a tutte le riunioni degli stessi e l’ingresso a tutte le manifestazioni motoristiche nazionali. Nel 1980, in una manifestazione promossa dall’Autodromo di Monza, gli è stata consegnata una targa, l’incisione suggella gli anni della gloria: “Melesi è stato un mito della Formula Junior degli anni ’70 e dell’autodromo di Monza”. La nuova formula Panda, che sostituì la 875 Monza negli anni ’80, segnò la fine di un’epoca, le gloriose “pettarelle”, con loro le Melesi, divennero oggetto da collezione. Sergio rinunciò a continuare per una strada sulla quale non aveva mancato di manifestare il proprio dissenso e riprese, con più vigore, quella verso l’Università di Primaluna: iniziative sociali e sportive per restituire al proprio paese qualcosa di ciò che si era portato via, l’amore incondizionato verso quella terra e quella natura che lo ha fatto diventare “uomo”, determinato e umile, coriaceo e gentile, arrivato a cospetto dei grandi, ma che oggi tornava lì, ad abbracciare il passato e a vivere il presente.
(Si ringrazia Sergio Melesi e Giuseppe Acquaviva per il materiale reso disponibile, senza il quale sarebbe stato impossibile raccontare questa storia.)